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venerdì 6 marzo 2009

DAL DIARIO PERSONALE DI ROBERTO MARULLI
DI RITORNO DAL RADUNO NAZIONALE UNDER 18

foto da fip.it

Dal diario personale di Roberto Marulli

Indossare la maglia della Nazionale Italiana ha sempre un effetto particolare. Essere selezionati dal Settore Squadre Nazionale per un torneo, per un raduno, per uno stage o chissà per quale altro motivo è sempre ragione d’orgoglio e sempre tappa di avvicinamento verso l’obiettivo che un ragazzo giovane come me si pone all’alba della sua carriera da cestista. Tutte queste sensazioni le ho vissute in prima persona ancora una volta durante il raduno di Porto San Giorgio dal 2 al 4 marzo 2009 con la Nazionale Under 18. Vi racconto come è andata.

Passare da riserva a casa a convocato è già una bella fortuna. Difficile che qualcuno rinunci alla Nazionale, considerando che è difficile che vengano chiamati giocatori che non stanno bene. Nel mio caso è capitato grazie all’infortunio di Marco Contento e soprattutto dopo la decisione-scelta di coach Ramagli di convocare il sottoscritto dalla lista della riserve a casa al posto del play di Udine.

Essere convocati in Nazionale con altri tuoi compagni di squadra oltretutto, ti rende la vita certamente più semplice. Ti da qualche sicurezza in più e qualche timore referenziale in meno. Con me, Marco Planezio e Claudio Gotti, con cui in questi anni ho condiviso in tutto e per tutto momenti ed esperienze di basket ad alto livello e a cui sono particolarmente legato di una amicizia profonda.

La partenza per Porto San Giorgio come da programma della Società è lunedì 2 marzo alle ore 7.00 dalla Pesenti. Si parte con il pulmino Bluorobica guidato dal’inossidabile autista Roby. Dopo due orette di viaggio iniziano le prime difficoltà. Incidente a Modena, 10 km di coda. Avvisiamo chi di dovere e ci mettiamo ad aspettare in coda fermi immobili in autostrada quasi 2 ore. Il tempo di ascoltare musica, giocare a calcio nella corsia d’emergenza, scambiare quattro chiacchere con i vicini di auto. Alle 11 si riparte. Dopo mezz’ora altra sosta obbligata. La ruota posteriore del pulmino è bucata. Altro avviso a chi di dovere e ritardo accumulato rispetto alla convocazione già di tre ore. Non so se avete mai cambiato una ruota di un pulmino? Ecco, è una delle cose più difficili al mondo. Senza perderci d’animo, riusciamo nell’impresa di sostituire la gomma di scorta e ripartiamo per Porto San Giorgio.

Finalmente dopo quasi 9 ore di un interminabile viaggio arriviamo in hotel dove ci aspettano il dirigente FIP Emanuele Cecconi e il suo staff. Il tempo di mangiare qualcosa, di presentarci in camera per preparare la borsa dell’Italia e via verso il primo allenamento. Pur essendo ancora un po’ scossi dal viaggio, l’allenamento è buono per noi tre e il clima appare subito interessante e piacevole. Gli esercizi sono di quelli che ti fanno comunque provare le giocate con la giusta pressione,senza paure e con entusiasmo. Si parla comunque di un allenamento con i più forti giocatori in Italia dell’annata 1991. E quindi impegno, fatica, intensità, contatti sono normali e accettati da tutti.

Finalmente dopo l’allenamento il tempo di riprendersi un attimo da questa giornata assai movimentata e anche l’occasione per conoscere meglio i compagni di stanza e di nazionale. Gerarchie da stabilire, ma Moraschini e Maganza appaiono subito tra quelli più simpatici. Non si parte da zero nelle amicizie, ma ogni volta si scopre qualcosa di nuovo.

Secondo giorno. Claudio è stato male tutta notte. Non si presenta all’allenamento che verte più che altro su test atletici. La paura è quella di farsi la così detta “navetta”. Esercizio davvero massacrante di forza mista a resistenza. Invece prove di balzi di potenza e di velocità. Meno male.
Al pomeriggio altro allenamento (Gotti ancora out) dove s’inizia a intravedere la classe di Moraschini, le giocate di Potì, la forza di Polonara, la velocità di Spanghero, il fisico di Cervi, l’intraprendenza di Delle Cave e tanti altre note positive per una Nazionale che recuperando il grande talento di Melli potrà fare bene, se non benissimo, al prossimo europeo.

Anche il secondo giorno finisce con la classica cena da “giocatore” che ci allontana dai “nostri” classici ritmi da McDonald’s e dalla merende ricche di grassi. Ma senza dirlo ad alta voce… ci rifaremo!

Il terzo giorno, ultimo allenamento mattutino con partite da 7 minuti in cui le due squadre composte dallo staff azzurro si sfidano a colpi di giocate importanti. Tutti tentano di dare qualcosa in più. Alla fine appare chiaro che farsi notare diventa spesso fondamentale per poter essere richiamato. Si capisce anche che la motivazione al raduno è quella. Il tempo stringe e i giudizi da provvisori diventano definitivi.

Finisce il raduno con un discorso franco e sereno di coach Ramagli. “Atteggiamento giusto e spirito di sacrificio, sono prerogative importanti per un gruppo. Il prossimo raduno con lo svolgimento di un torneo internazionale in Spagna sarà una delle tappe fondamentali per cementare il gruppo che poi si dovrà presentare in Francia agli europei del prossimo mese di luglio.”

Tutto bene. Che dire. Difficile riuscire a dare tutto in così poco tempo e con giocatori tutti forti al proprio fianco. Essere chiamato in causa per far parte di un gruppo Nazionale è certamente una cosa motivante e intrigante. I giudizi sulle qualità dei migliori sono facili da esprimere e sotto questo aspetto difficile rientrare nel novero dei preferibili 7-8 giocatori in Italia con certamente qualità importanti. Penso però di poter condividere con i miei compagni di squadra, Marco e Claudio lo stesso pensiero a fine raduno: fare di tutto per essere in seconda fascia a sfruttare le occasioni ghiotte di cinque minuti di notorietà sono obiettivo raggiungibile, auspicabile e da “sogno” per le prossime settimane. L’applicazione per raggiungere questa importante meta non mancherà comunque.

Dai sciet! Tutti sul Freccia Rossa che si torna a Berghem.

Roberto Marulli



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