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venerdì 11 aprile 2008

A COLLOQUIO CON GABRIELE PIROLA

COACH BLU DELL'UNDER 14 OPEN


Ciao Gabriele, siamo allo sprint finale per quanto riguarda il gruppo 1994. Ci vuoi dire le tue impressioni dopo 2 anni che li alleni?
Sono molto orgoglioso di questi ragazzi. In due anni ho cercato di dar loro il meglio di me, cercando di migliorare prima di tutto me stesso. Loro hanno risposto alla grande. Confermo in pieno le impressioni dello scorso anno: un gruppo solido, che non manca mai, "cazzuto" al punto giusto. Rispetto allo scorso anno abbiamo raggiunto un maggior livello di organizzazione di gioco, di consapevolezza dei propri mezzi e tanta, tanta maturità in più nei momenti che contano. Laddove i ragazzi non arrivano col talento tecnico ora trovano il modo di arrivarci con il carattere. E’ la forza di questo gruppo.

Mancano ora 3 partite, una più importante dell’altra: cosa ti aspetti che accada da qui alla fine del mese?
Nel girone di andata abbiamo vinto tre partite. In quello di ritorno per ora sei. L’obiettivo è vincere tutte e tre le partite restanti, e comunque giocarle al massimo. Poi faremo i conti e vedremo. Sono convinto, anzi straconvinto, che se le giocheremo al massimo delle nostre possibilità nessuno dei tre risultati sia chiuso in partenza, pur trattandosi di avversari temibili e che ci precedono in classifica. L’importante è iniziarle e chiuderle con il giusto atteggiamento: aggressivo, rispettoso ed intelligente. Poi, mi ripeto, alla fine faremo i conti. Qualunque cosa accada il mio parere sul gruppo resterà comunque immutato. Ed i ragazzi non perderanno la maturità acquisita quest’anno.

Parlaci un po’ dei loro pregi e difetti.
Partirei dai pregi: come detto non mancano mai, si allenano con continuità e passione, si divertono insieme. E direi che questo è il giusto punto di partenza di qualunque gruppo. Poi direi che nessuno è un “montato” o si atteggia a tale. Un secondo pregio non da poco. Infine è un gruppo di ragazzi che non ha paura di nessuno. In due anni abbiamo sempre affrontato qualunque avversario allo stesso modo, qualunque fosse il nome o la maglia che portasse. Anzi, i ragazzi hanno sempre preso i singoli avversari o le squadre più conosciute come uno stimolo ed una possibilità per “fare ancor meglio”. C’è la consapevolezza di far parte di un settore giovanile dei migliori in Italia. L’altro lato della medaglia (e qui si tratta di un difetto) era che a mandarci in difficoltà erano spesso i pensieri riguardo a noi stessi: spesso quando le cose non funzionavano come volevamo andavamo in depressione e difficilmente riuscivamo a cambiar ritmo. Questo accade sempre di meno ora. Quando non accadrà più avremo dei veri giocatori ed uomini. Ciò che preme sia a noi come Società che alle famiglie.

La tua relazione con loro che basi ha?
Dopo due anni in cui ti vedi 4-5 volte a settimana non servono più molte parole per intendersi. Loro sono cresciuti, stanno formando il proprio carattere ed io ho cercato di assecondarne l’evoluzione nel miglior modo possibile. Ciò non significa che io sia stato sempre accondiscendente o comprensivo con loro. Anzi, a volte ho dovuto ricorrere ad interventi abbastanza perentori e diretti, che fortunatamente hanno generato gli effetti sperati. Per il resto tutto funziona molto bene: io tendenzialmente gli sto un po’ addosso, li stuzzico e prendo un po’ in giro. Loro stanno al gioco e, giustamente, quando riescono ad avere successo, dopo lo stupore iniziale si prendono le loro rivincite. Anzi, vorrei che questa cosa la facessero anche di più. Stiamo molto bene in palestra. Credo si veda e che anche Armandi e Bombassei possano confermare l’impressione.

Quali sono stati il momento più bello e quello più brutto di questi due anni?
Domanda difficile. Stavolta parto dai momenti più brutti: il litigio in spogliatoio di quest’anno, per fortuna preludio del salto caratteriale dei ragazzi, e il momento in cui Tao (Simone Taormina) mi ha ridato la maglia. Era stanco di fare avanti e indietro da Treviglio tutti i giorni. Posso capirlo, anche se gli avevo chiesto di resistere qualche settimana, almeno fino al termine del campionato. Evidentemente non ne aveva proprio più. A livello di gioco poi difficilmente scorderò la frustrazione della partita giocata a Gorgonzola quest’anno. Non riuscivo ad entrare in comunicazione con i ragazzi. Una sensazione bruttissima. I momenti più belli: ora, le parole di Edo (Giosuè) al gruppo dopo il litigio in spogliatoio in primis, tutte le volte che Limonta non prende un passaggio e gli dico di cambiare gli occhiali, le partite con Desio e Iseo di quest’anno in cui nonostante le difficoltà e le condizioni fisiche in cui eravamo siamo riusciti ad essere più forti di tutto, ed infine (spero) i prossimi 4 finali di partita.

Se dovessi fare una menzione speciale a chi la faresti?
Sicuramente a tutti quelli che giocano meno o, a volte, per nulla. Hanno sempre trovato la forza di riproporsi. E sono sempre stati presenti ad allenamento. So per esperienza diretta come si stia ad aspettare in panchina. Magari per giocare pochi minuti. A loro dico: tenete duro, allenatevi, ed il vostro momento arriverà con lo sviluppo fisico ed il miglioramento tecnico. Poi devo ricordare anche la preziosa assistenza di Andrea Armandi (a volte costretto persino a giocare) e Alberto Bombassei, sempre molto preciso rispetto alle mie richieste.

Chiudi a ruota libera.
A Dicembre ero pessimista sul fatto che alla fine dell’anno sarei riuscito ad esser soddisfatto del lavoro fatto. Ora invece valtuando da un prospettiva diversa e più ampia come quella degli ultimi giorni so che, comunque vadano le cose, il lavoro ha dato i suoi frutti. E questo mi permette di guardare a queste ultime partite con la leggerezza di chi è a posto con se stesso e la determinazione di chi vuole concretizzare quanto fatto.

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