Succede anche questo.. dopo il bypass sistematico delle
società per rivolgersi direttamente alle famiglie, dopo presunti futuri
allenatori con aspirazioni da cerusici che millantando future prestigiose
panchine si permettono di chiamare i genitori di avversari sottotono per
consigliarli una terapia agonistica presso di loro, ecco che comprare anche la
summa della presunzione: il diritto di reclutamento per giurisdizione.
Questo si è sentito dire un genitore di un ragazzino
molto giovane e quindi molto non tesserato in modo definitivo, da uno degli
artisti del reclutamento creativo...
Ora, sebbene in questi anni se ne siano viste molte, un
caso così singolare non si era mai visto. Ma siccome siamo Uomini di mondo
oppure sufficientemente vecchi cestisticamente per averne viste di tutti i
colori vorremmo sapere quali siano i confini del reclutamento per giurisdizione
e se come a risiko si possano tirare i dadi per invadere i territori altrui, e
soprattutto se si possano scambiare i territori a tavolino, ius primae noctis
compreso.
Detto questo, in un tempo più romantico gli argomenti di
reclutamento erano diversi, andavano dall’esposizione dei programmi tecnici
alla valutazione degli atleti prodotti negli Anni, dalla continuità di un
progetto alla durata nel tempo dello stesso.
Ora il focus del reclutamento è diventato il denigrare
gli avversari, il promettere carriere sfolgoranti quando al massimo fino ad
oggi sono stati allevati attori da palcoscenici oratoriali e altre amenità
simili.
Perché non è importante avere qualcosa di significativo
da dire, l’importante è gridarlo e urlarlo così forte che sembra credibile.
Tutto ciò premesso, ritengo che questo comportamento sia
deleterio, antisportivo e figlio di una frustrazione pluriennale che non va
peraltro a colpire la società di riferimento della provincia, la nostra, ma le
piccole società che vengono sistematicamente bypassate e che al contrario in
passato hanno goduto di rispetto e di considerazione tanto da continuare negli
anni ad indirizzare i propri atleti dove ritenevano ci fossero i presupposti
migliori, a prescindere che fosse la nostra società quella individuata per
l’atleta.
Ora le piccole società sono spossessate di questo ruolo
che era anche una forma di garanzia per le famiglie, non potendo concorrere con
i lustrini e le paillettes da imbonitori.
Ora aspettiamo i risultati di questo comportamento
deplorevole con l’augurio di trarne il più grande beneficio possibile perché
una volta imboccata questa strada sarà difficile poi tornare indietro.
Ma soprattutto non bisogna sbagliare nessuna scelta,
perché una volta depredata una società non credo che questa avrà grande piacere
nell’ascoltare le favole furore che dovranno Essere inventate nel caso un
Atleta maturi dopo I 13 anni, caso peraltro molto frequente.
Buona caccia.
Ovviante nei territori della giurisdizione...
Paolo Andreini
Presidente
A.S.DIL.BLUOROBICA
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